EDITORIA E DINTORNI

Perché acquistando i libri online salveremo la letteratura libera

In questo articolo vi spiegherò perché acquistando i libri sulle varie piattaforme online contribuirete a salvaguardare una letteratura libera e indipendente, aiutando gli autori indipendenti e le piccole case editrici.

Iniziamo dagli autori. Per meglio comprendere la situazione, occorre ricordare che non esistono solo gli scrittori famosi come Patricia Cornwell, Ken Follett ecc. da un lato e i dilettanti che scrivono per hobby dall’altro. La maggior parte degli scrittori professionisti non sono famosi né hanno la possibilità di andare in tv a presentare il loro libro, ma vogliono ed è giusto che possano vivere del loro lavoro. Dovete anche tener presente che mediamente una casa editrice riconosce all’autore una royalty pari al 6 -10% del prezzo di copertina. In altre parole, per un libro che voi lettori pagate 15 euro, l’autore percepisce 1, massimo 1,5 euro. E questi soldi non li prende il mese dopo, ma dopo un anno o più, perché le case editrici si prendono dai tre ai sei mesi per fare i conteggi e liquidare l’autore le royalties dell’anno precedente! Questo nella migliore delle ipotesi, perché quando si tratta di pagare, non tutti purtroppo sono solerti e puntuali e non di rado l’autore deve sollecitare, e a volte inseguire, le proprie royalties. Le piattaforme online, invece, garantiscono a questi autori una maggiore visibilità, maggiori vendite e il pagamento regolare e puntuale delle royalties. Amazon, per esempio, paga puntualmente ogni 29 del mese. Capite bene come questi nuovi strumenti che il web ci mette a disposizione permettano ai lettori di risparmiare e agli autori di vivere del proprio lavoro, cosa che l’editoria tradizionale, nella stragrande maggioranza dei casi, non consente.

Lo sapete che il 60-75% del prezzo di copertina finisce in mano a distributori e librerie?

Veniamo ora alle piccole case editrici che tutti sostengono di voler salvare. La maggior parte di esse non ha la possibilità di essere distribuita in modo capillare ed essere quindi in tutte le librerie. Esse sopravvivono solo se riescono a vendere i loro libri attraverso i loro siti oppure avvalendosi di piattaforme come Amazon.

Comprate i vostri libri online, amici lettori! Oppure cercate quelle – purtroppo poche, troppo poche – librerie fisiche che valorizzano gli autori meno conosciuti, gli scrittori locali e le piccole realtà editoriali. Permetterete ad autori indipendenti e piccole case editrici di continuare a fare il loro lavoro per una letteratura indipendente e libera.

EDITORIA E DINTORNI

Riflessioni sullo stato dell’editoria italiana

Oggi vorrei narrarvi alcuni episodi che mi sono capitati per poi aprire un discorso molto più ampio (articolo di Gianluigi Repetto).

Due anni fa ho contattato una casa di produzione cinematografica di medio livello, ho proposto loro un mio libro per una valutazione come possibile soggetto per un film. Il direttore mi ha risposto in modo molto gentile dicendomi che per il momento sono impegnati in altri progetti. A mia volta replico auspicando che in futuro possano prendere in considerazione il mio lavoro. A questo punto il direttore mi ha risposto, sempre in modo molto educato, che non esiste proprio la possibilità che loro leggano un soggetto e decidano di investire per farne un film, ma che con una sovvenzione di minimo 50.000 euro (da parte della commission film, ministero della cultura o di privati) loro avrebbero fatto il lavoro.

L’anno scorso ho contattato l’istituto per la cultura italiana all’estero. Dopo avere inviato due email senza ottenere risposta ne mando una terza dal forte contenuto sarcastico (senza insulti o frasi offensive). L’impiegato/a mi risponde piccato che loro non rispondono a “persona non conosciuta”. Nel mese di settembre di questo anno infausto ho contattato una piccola casa di produzione cinematografica indipendente e specializzata nell’uso del digitale (che significa produzioni di qualità accettabile a basso costo). Anche in questo caso mi hanno risposto (a dire il vero dopo un mio secondo sollecito) in modo educato dicendomi che non prendono in considerazione autori non conosciuti (da loro suppongo). Quando ho inviato il mio ultimo romanzo all’attenzione delle case editrici free ho voluto fare una prova: in due biografie allegate al romanzo ho scritto che vado regolarmente in alcune librerie per dei firma-copie durante i quali vendo un discreto numero di copie. Non è neanche da dire che le prime risposte che mi sono arrivate erano di queste due CE, in una c’era già la bozza di contratto. Sono state talmente rapide che probabilmente non hanno neanche avuto il tempo di leggere il manoscritto.

Dopo questa lunga premessa dove vuoi arrivare? Mi chiederete. A una riflessione sullo stato dell’Italia. Io non scrivo per sfogare una frustrazione personale perché, in effetti, non sono stato rifiutato come autore e non è stato rifiutato un mio romanzo, ma per sottolineare lo stato disastroso in si trova l’imprenditoria, in questo caso culturale, italiana. Cosa comporta l’imprenditorialità se non il rischio? Se non il puntare i propri soldi su qualcosa di nuovo e di valido prima degli altri? Le CE e le case di produzione non dovrebbero cercare l’autore di talento e investirci tutto per poter fare il colpo della vita? Chi ha guadagnato milioni di euro con la Rowling, quello che non l’ha nemmeno letta o quello che si impegnato la casa per promuoverla? Gli imprenditori italiani si considerano degli impiegati in cerca di un piccolo stipendio fisso e quindi si rivolgono a gente che gli assicura un minimo guadagno senza rischio svilendo l’arte e promuovendo piattume culturale.

Dimenticatevi di me e mettete al mio posto un grande autore, tutti questi “imprenditori” che non gli hanno neanche dato la possibilità di essere valutato hanno fatto il proprio lavoro?

Se vi chiedete perché molto (quasi tutto) il cinema italiano propone roba vecchia e di bassa qualità la risposta è: basta avere una sovvenzione di almeno 50.000 euro e puoi fare un film anche dal più brutto dei romanzi. Se vi chiedete perché le CE propongono libri di discutibile qualità la risposta è: basta che un autore venda da solo le copie che va bene pubblicare qualunque cosa. Se vi chiedete perché è quasi impossibile riuscire ad accedere agli istituti governativi di promozione della cultura italiana all’estero la risposta è: bisogna essere “persona conosciuta” (termine che mi puzza tanto di mafioso).

A sviluppare il ragionamento ci si accorge che quasi tutta la situazione dell’imprenditoria italiana è in queste condizioni. Siamo immersi nella pece, avvinghiati in un pantano da cui non si può uscire a meno che… a meno che gli imprenditori non si accollino nuovamente il rischio d’impresa e ci spingano fuori da tutto questo.

P.S. Faccio un appello a tutti i miei colleghi scrittori:

RIFIUTATE tutti i contratti in cui non c’è un progetto di marketing personalizzato.

Concordo in pieno con gli articoli dell’amico Luca Cozzi in cui dà dei preziosi consigli per la pubblicazione (esclusivamente con CE non a pagamento) e voglio fare di più, voglio cominciare a cambiare questa situazione. Ricordatevi che le case editrici ci guadagnano con il nostro lavoro, non ci fanno beneficenza, è grazie a noi che mangiano e quindi il minimo che gli si può chiedere è che si sbattano per noi, che rischino per noi, che facciano il loro lavoro per noi. Tutti noi cominciamo a pretendere un progetto di marketing personalizzato (mettere il titolo nel loro sito NON è da considerarsi promozione) altrimenti non firmiamo. Se loro credono nel valore del nostro lavoro si daranno da fare per promuoverci, se rifiutano significa che volevano solo spremerci e poi buttarci. Spero che in questo modo le CE ricomincino a fare quello che è semplicemente il loro lavoro.

Articolo di Gianluigi Repetto

AUTORI ESORDIENTI ITALIANI, EDITORIA E DINTORNI

Le agenzie letterarie: non è tutto oro…

Ho spesso puntato il dito contro le case editrici a pagamento, ma anche con le agenzie letterarie occorre stare molto attenti.

Giusto per citare un esempio pratico vi dirò che il mese scorso sono stato contattato attraverso Linkedin da una sedicente talent scout e editor per un’agenzia letteraria che avrò la bontà di non nominare, la quale mi ha proposto di inviare all’agenzia un mio manoscritto perché loro sono “alla ricerca di scrittori di talento, che hanno il desiderio di pubblicare la loro opera“. Dato che ritengo sempre valido l’antico dogma secondo cui “quando ti vengono a cercare sei tu che hai da dar qualcosa a loro e non il contrario” o, detto in parole più crude, “quando ci cercano è per tirarti un bidone“, sapevo già cosa aspettarmi ma, volendo conceder loro il beneficio del dubbio, ho risposto di sottopormi una proposta. Ebbene, mi hanno proposto un editing a pagamento e un “piano economico personalizzato”!

E’ dunque il caso di ribadire un punto fondamentale: un’agenzia letteraria seria deve occuparsi di promuovere l’autore in cui crede, trovando una casa editrice adeguata alle necessità del suo assistito, vendendo i foreign rights e ponendo in essere le strategie necessarie per portare l’autore al miglior successo possibile, a fronte di una percentuale sui redditi che ne deriveranno, assumendosi la propria giusta ed equa dose di rischio imprenditoriale. Null’altro costo deve essere chiesto all’autore. Di questo e solo di questo potete discutere con un agenzia letteraria: di quale sarà la percentuale dell’agenzia sui vostri futuri guadagni.

CULTURA E ATTUALITA', EDITORIA E DINTORNI

Sotto l’albero che libro metto?

Natale si avvicina e un buon libro è sempre un regalo… coi fiocchi! Ho selezionato alcuni titoli per i vostri regali.

LO STRANO CASO DELL’U-306 di Anita Jacobsson (thriller poliziesco)

€ 10,00 – 151 pagine

Brema, 1953: in una Germania devastata dalla guerra, il commissario Harald, “Harry”, Triebel si stupisce di come ci sia ancora qualcuno che ha voglia di uccidere. La vittima è un ingegnere navale, direttore di macchina a bordo di un U-Boot durante la guerra, ucciso con due colpi di arma da fuoco. Nessun testimone, niente arma del delitto. Le indagini si rivelano più difficili del previsto, ogni pista porta a un vicolo cieco. E il peggio deve ancora arrivare…

L’ULTIMA CANZONE DI BOBBY MARCH, di Alan Parks (Thriller)

€ 18,00 – 410 pagine

Siamo nel 1973. In una Glasgow tormentata dal caldo, l’intero dipartimento di polizia della città è impegnato nelle ricerche di Alice Kelly, una quindicenne scomparsa. L’unico escluso dal caso è Harry McCoy, a causa di vecchie ruggini con il nuovo superiore; per lui solo casi minori, come la morte per overdose di un musicista che fino a qualche anno prima era una vera rockstar, Bobby March. La sera prima della morte lo stesso McCoy era al concerto del chitarrista, e il mattino dopo lo osserva riverso in un letto d’albergo con la siringa ancora nel braccio. E se non fosse solo un incidente? McCoy torna a indagare nei bassifondi di una città che non dà scampo a nessuno, ragazzine ingenue, rockstar o criminali che siano. Un vortice elettrico, tra grande musica e un disperato bisogno di umanità.

TERRA ALTA, di Javier Cercas (thriller poliziesco)

€ 18,00 – 384 pagine

Romanzo vincitore del Premio Planeta 2019. Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell’azienda più impor­tante della zona, le Gráficas Adell, vengo­no trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è asse­gnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona.

LA BIBLIOTECA DI PARIGI, di Janet Skeslien Charles (storico, fiction)

€ 17,00 – 400 pagine

Ambientato a Parigi nel 1940, questo è, per la stampa di tutto il mondo, il romanzo più atteso dell’anno. Il libro più venduto alla Fiera di Francoforte esce in oltre venti paesi in occasione del centenario della fondazione della Biblioteca americana di Parigi. Una storia unica in cui tre ingredienti si mescolano alla perfezione: la resistenza durante l’occupazione nazista, il fascino intramontabile di Parigi e la magia dei libri che devono essere sempre salvati e protetti da ogni male.

CAPITALE E IDEOLOGIA, di Thomas Piketty (saggio di Economia politica)

€ 25,00 – 1200 pagine

Ogni comunità ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze: l’uomo deve trovare le ragioni di queste disparità per non rischiare di vedere crollare l’intero edificio politico e sociale. In questa chiave, anche molte ideologie del passato non appaiono più così irragionevoli, se paragonate al nostro presente. Conoscere la molteplicità delle traiettorie e delle biforcazioni della storia può infatti aiutarci a interrogare le fondamenta delle nostre istituzioni e a intuire le loro trasformazioni. Questo libro, fondato sull’analisi di dati comparativi di inedita ampiezza, traccia il percorso dei regimi basati sulla disuguaglianza e ne immagina il futuro in una prospettiva economica, sociale, intellettuale e politica: dalle antiche società schiavistiche fino alla modernità ipercapitalista, passando per le esperienze comuniste e socialdemocratiche, e per il racconto inegualitario che si è imposto negli anni ottanta e novanta.

AIR. LA STORIA DI MICHAEL JORDAN, di David Halberstam (biografia)

€ 16,00 – 560 pagine

Michael Jordan è stato il protagonista indiscusso di alcuni dei momenti più indimenticabili della storia della pallacanestro. Ha reso l’NBA e lo sport professionistico ciò che sono oggi, a livello globale. Prima dei contratti milionari, delle dirette televisive e del valzer degli sponsor, in pochi seguivano sui media le partite dell’NBA, soprattutto fuori dagli Stati Uniti. Poi arrivò lui. Da quel momento cambiò tutto: fu l’inizio di una nuova era, quella del talento di quel numero 23, della sua volontà e competitività senza eguali. Dietro al suo mito si nascondeva però un leader complesso, un vincente nato, un capitano classico e moderno allo stesso tempo. Con “Air”, il premio Pulitzer David Halberstam realizza un ritratto di Michael Jordan, raccontando l’uomo dietro la leggenda, seguendo la storia del suo ultimo, mitico anno ai Chicago Bulls: “L’ultimo ballo“, come lo definì il coach Phil Jackson.

AUTORI ESORDIENTI ITALIANI, EDITORIA E DINTORNI

Autori emancipatevi!

Sperando di essere utile ai molti scrittori esordienti che si affacciano al mondo dell’editoria, torno a dare qualche consiglio sulla base della mia esperienza e di quella di colleghi e di altre figure professionali con i quali ho avuto il privilegio di interagire. Nel mio articolo Lista case editrici free potete trovare un elenco delle case editrici che non chiedono contributi agli autori. Affidarsi a un editore free è il primo importante passo da compiere, ma la scrematura non finisce qui.

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Fatta questa prima selezione, occorre scartare le CE che propongono contratti superiori a 3-4 anni poiché nel terzo millennio il mondo del lavoro si evolve troppo rapidamente per rimanere vincolati a un contratto per periodi lunghi. Occorre infine ricordare che tra i compiti di una CE figurano: creazione grafica della cover, quarta di copertina, editing, correzione della bozza, impaginazione, assegnazione del codice ISBN, distribuzione, promozione delle vendite, organizzazione di eventi, puntualità e precisione nella rendicontazione e nel pagamento delle royalty.

Tutti oneri che sono interamente a carico della casa editrice.

Ma, ahimè, non ho mai trovato una CE che riuscisse a soddisfare almeno la metà dei suddetti requisiti. Dal 2017 a oggi il mondo dell’editoria è profondamente cambiato e, per fortuna, continua a evolversi. I nuovi strumenti di cui possiamo ora disporre consentono di eliminare gli intermediari inutili quali editori e distributori, i quali incidono pesantemente sul prezzo di copertina del libro senza dare alcun beneficio all’autore.

Se oggi un lettore può spendere molto meno per leggere un libro e l’autore può vivere del proprio lavoro non è certo grazie a editori e distributori.

Il futuro dell’editoria è fatto di autori professionisti che autogestiscono i propri libri avvalendosi di figure professionali competenti (editor, grafici, reader, promoter). Quindi, scrittrici e scrittori, emancipatevi! Prendete in mano il vostro futuro, scegliete con cura i professionisti cui affidare le varie fasi del lavoro che porterà il vostro libro sul mercato e… buone vendite!

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CULTURA E ATTUALITA', EDITORIA E DINTORNI

Sibilla Aleramo

Sibilla Aleramo

La letteratura italiana è sempre stata dominata dalle figure maschili, che hanno eclissato le scrittrici e poetesse dei diversi secoli. Ecco a voi un esempio di artista del Novecento.

Sibilla Aleramo è lo pseudonimo di Marta Felicina Faccio, scrittrice e poetessa nata ad Alessandria nel 1876. All’età di dodici anni Continua a leggere “Sibilla Aleramo”

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Tanto declamati, tanto deludenti

Dopo Dan Brown, Glen Cooper, Daniel Cole e gli italiani Carrisi e Carofiglio, anche Angela Marsons va ad aggiungersi alla schiera degli scrittori tanto declamati e pubblicizzati che si rivelano – almeno per me – una cocente delusione.

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Angeli e Demoni e La verità del ghiaccio di Dan Brown si commentano da soli: se non ci fosse stato il film con Tom Hanks a renderli Continua a leggere “Tanto declamati, tanto deludenti”

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Un po’ di fantasia no?

Il titolo è provocatorio, naturalmente, ma il fatto che titoli, trame e personaggi dei libri sfornati ogni giorno dalle big dell’editoria siano troppo spesso condizionati da “format” studiati a tavolino per vendere, resta. Il problema non è tanto la mancanza di fantasia (e di impegno a spremersi le meningi), quanto, e soprattutto, le scelte di marketing che nulla hanno a che fare con la qualità della letteratura, seppur di svago. Un esempio eclatante è dato dallo “strano fenomeno” delle tante “ragazze” protagoniste dei più svariati e spesso mediocri romanzi. Impossibile citarli tutti, tanti sono, ma eccovi una selezione dei più conosciuti.

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Oltre agli arcinoti La ragazza del treno di Paula Hawkins e La ragazza nella nebbia di Carrisi (uno dei libri più brutti e banali che ho letto ultimamente), potete sbizzarrirvi con La ragazza del Kyushu, La ragazza francese, La ragazza dei tulipani, La ragazza del tram, La ragazza di Roma nord, La ragazza della panchina rossaLa ragazza sbagliata, La ragazza con le parole in tasca, La ragazza delle meraviglie, La ragazza della palude, La ragazza invisibile, La ragazza che cuciva lettere d’amore (c’era già chi sussurrava ai cavalli…), La ragazza del sole (altro libro penoso) di Lucinda Riley che, non paga, ha voluto infierire con La ragazza nell’ombra, La ragazza delle perle e La ragazza della luna. Per tacer de La ragazza nel parco di Alafair Burke, altro mucchio di carta sprecata. Ne ho citati “solo” 19 ma ne potrete trovare altri. Gli editori italiani (e non solo) dovrebbero farsi un serio esame di coscienza e i lettori, dal canto loro, dovrebbero lasciarsi condizionare meno dai soliti stereotipi e dalla pubblicità.

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Legge sulla Lettura: ecco cosa cambia

libri 3Dopo che a luglio scorso la proposta di legge sulla promozione e il sostegno alla lettura era stata approvata dalla Camera, finalmente anche il Senato ha dato il suo benestare. Ora, dopo mesi di estenuanti dibattiti tra le forze politiche, la proposta è diventata legge e comporterà molti cambiamenti nelle librerie. Ecco cosa cambia:

  • Basta con gli sconti pazzi: gli sconti passeranno da un tetto massimo del 15% a un tetto massimo del 5%, sia per le librerie fisiche per gli e-commerce. Le librerie potranno organizzare, una volta l’anno, sconti fino a un massimo di 15%, mentre per gli editori lo sconto massimo che potranno stabilire sulle proprie collane sarà  del 20% anziché del 25%;
  • Iniziative commerciali vietate: si è stabilito di abolire proposte commerciali che abbiano uno sconto superiore al 5% anche nel caso in cui prevedano buoni spesa per il successivo acquisto di libri;
  • Carta della cultura: viene introdotta una carta di spesa, con un tetto massimo di 100 euro per i nuclei familiari meno abbienti, allo scopo di consentire a tutti di acquistare libri, anche in formato digitale;
  • Capitale italiana del libro: ogni anno, a partire dal 2020, verrà designata una capitale del libro, ossia una città che verrà selezionata dal Consiglio dei ministri in base ai progetti presentati;
  • L’articolo 3 della legge è dedicato ai cosiddetti “Patti locali per la lettura”, intesi “a coinvolgere
  •  le biblioteche e altri soggetti pubblici, in particolare le scuole, nonché soggetti privati operanti sul territorio interessati alla promozione della lettura”. Nella legge si parla anche di promozione della lettura nelle scuole: in questo caso viene stanziata la spesa di 1 milione di euro per il 2020 e per il 2021.
  • Tax credit per le librerie: viene aumentato di 3 milioni e 250 mila euro il credito di imposta di cui possono usufruire le attività commerciali che operano nel settore dei libri.
  • Con la nuova legge è stato istituito il Fondo per l’attuazione del Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura, con una dotazione di 4 milioni e 350 mila euro annui a decorrere da quest’anno.

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Il diritto di abbandonare la lettura di un libro

Articolo di Gianluigi Repetto

Tempo fa lessi un decalogo in cui erano elencati una serie di “diritti” del lettore, li trovai divertenti e corretti. Uno in particolare mi colpì: il diritto di abbandonare un libro che non piace. Non credo che un romanzo possa migliorare se già dall’inizio non mi piace.

Già molto tempo prima di sapere di essere depositario di questo diritto io lo avevo applicato e mi ha fatto piacere sapere che ho sempre agito entro i limiti della “legge”.

Se un libro non piace, se annoia, se è al di sotto delle aspettative, se non si capisce cosa vuole dire il lettore ha il diritto (a volte il dovere) di abbandonarne la lettura. Io aggiungo che in alcuni casi è anche nostro diritto fare pubblicità negativa (soprattutto quando detto libro è pompato dai media), in fin dei conti è un prodotto che abbiamo acquistato e pagato e, come nel caso di un elettrodomestico difettoso, possiamo e dobbiamo esigere un rimborso. Vorrei stilare un breve elenco dei libri di cui ho abbandonato la lettura perché non mi sembra corretto né etico scriverne una recensione, purtroppo di molti ne ho dimenticato il titolo e l’autore però mi ricordo il motivo della rinuncia.

repetto2Tra i libri di cui ho obliato il titolo il caso più clamoroso è un romanzo di un giornalista operante in Piemonte che incontrai durante un evento da me organizzato e presentato; all’inizio della serata si avvicinò un signore distinto che mi chiese il permesso di presentare il romanzo di un suo caro amico, lì presente, eminente professionista della penna. Io naturalmente acconsentii e come ringraziamento me ne regalò una copia. Il giorno dopo mi accinsi a leggere mi trovai di fronte un libro autopubblicato (probabilmente presso una tipografia) in cui tra segni di neopunteggiatura, in cui spiccavano numerosi due punti, non “:” ma “..” di cui non ho capito l’interpretazione, vi era dipanata una storia incoerente e vaneggiante su un bosco popolato da spiriti. C’erano degli evidenti spostamenti eseguiti con maldestri copia-incolla che alteravano la disposizione logica delle frasi e di interi paragrafi conditi da strafalcioni sintattici. Ne lessi una trentina di pagine perché, sinceramente, l’idea del bosco infestato mi piaceva ma lo dovetti abbandonare perché non si riusciva veramente a capirne il senso.

Un altro giornalista mi regalò il suo libro, in questo caso era un giornalista sportivo veneto che, giunto all’età della saggezza, pensò di lasciare ai posteri la summa dei suoi pensieri, infatti nel titolo mi ricordo che era presente questa parola (forse “pensieri in libertà” o una cosa simile). Generalmente mi piacciono i racconti personali di una vita ma in questo caso erano di un livello di noia e di banalità che rischiavano di farmi cadere in coma profondo, l’unica cosa non negativa era l’italiano formalmente corretto. In questo caso non superai il secondo racconto.

downloadTra i libri famosi a cui riconosco un certo valore, ma che non riesco proprio a leggere spicca Il piccolo principe. Non sapete quante volte l’ho preso in mano con la più seria intenzione di arrivare alla fine ma, purtroppo, non ce l’ho mai fatta. È più forte di me ma ad un certo punto comincio a divagare e puntualmente lo lascio da parte. Non lo capisco, non mi prende, mi annoia, non ci trovo niente di bello o poetico (non sono mai riuscito a capire la poesia), è troppo irreale. Non ce la faccio proprio.

Abbandonai dopo circa un terzo del romanzo un falso thriller falsamente storico sui templari che era un guazzabuglio di errori storici, di cavalieri machissimi ma sensibili, di donne che erano costantemente pervase da calore delle loro parti più intime pronte a provare piaceri estatici.

Molti altri erano saggi privi di basi scientifiche e di basso tenore culturale, libri sulla spiritualità adatti a frequentatori di maghi e fattucchiere; alcune biografie (spunta tra tutte I miei primi quarant’anni) i cui fatti riportati erano talmente lontani dai miei interessi che neanche la noia da ombrellone o da barbiere mi avrebbe aiutato nella lettura.

Alcuni erano bestsellers osannati dal pubblico e dalla critica, mi ricordo Va dove ti porta il cuore, in cui il continuo lamento di una instabile sciocca mi portò allo stremo prima della metà del libro, e Tre metri sopra il cielo, che chiusi alla fine della prima pagina (penso che sia un qualche tipo di record).

Ultimamente ho abbandonato al suo destino “Si chiama Andrea” anche se mi è stato assicurato che alla fine del libro si riesce finalmente a capire la storia, io non avevo nessuna voglia di soffrire per tutto il percorso e godere solamente delle ultime pagine lette.

Secondo me la lettura serve per divertire, deve essere un piacere e non conta se dà soddisfazione leggere thriller, distopici, romance, saggi, saghe famigliari o istruzioni per l’uso l’importante è che piaccia a chi legge. E non sono neanche del tutto sicuro che bisogna leggere per aumentare la propria cultura, saggezza o consapevolezza, mi dà l’idea di barboso e la brutta sensazione di un qualcosa di elitario, che serva soprattutto per sentirsi superiori a quelli che non amano leggere.

Con gli anni ho capito che è meglio dubitare dei vincitori di “Streghe” e “Campielli”, di titoli molto pompati, di scrittori molto giovani o di quelli che al tramonto di una qualche professione che gli ha portato una grossa visibilità mediatica decidono di donare al mondo la loro storia. Mi sono avvalso per tutta la vita, e continuerò a farlo, del diritto di abbandonare un libro perché se non prende vuol dire che non mi piace, perché non ho niente da dimostrare a nessuno, perché non ho timore reverenziale nei confronti di nessuno, perché un libro è un piacere e se non è bello che piacere c’è, perché non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace e, soprattutto, la vita è troppo tragicamente breve.