CULTURA E ATTUALITA', EDITORIA E DINTORNI

Sibilla Aleramo

Sibilla Aleramo

La letteratura italiana è sempre stata dominata dalle figure maschili, che hanno eclissato le scrittrici e poetesse dei diversi secoli. Ecco a voi un esempio di artista del Novecento.

Sibilla Aleramo è lo pseudonimo di Marta Felicina Faccio, scrittrice e poetessa nata ad Alessandria nel 1876. All’età di dodici anni Continua a leggere “Sibilla Aleramo”

IL LIBRO DEL MESE

Il libro del mese: Miserere

Scritto da Grangé nel 2007 e pubblicato in Italia nel 2009, questo è, a mio parere, uno dei romanzi meglio riusciti del Maestro francese del thriller.

Miserere

MISERERE

Titolo originale: Miserere (2008)

di Jean-Christophe Grangé

Editore: Garzanti

Nella chiesa armena parigina di Saint-Jean-Baptiste riecheggiano ancora le terrificanti grida dell’esule cileno Wilhalm Goetz, organista e direttore del coro di voci bianche, appassionato del Miserere del compositore italiano Gregorio Allegri. Il corpo dell’uomo giace inerte in una pozza di sangue, i timpani perforati con indicibile violenza. Lionel Kasdan, poliziotto in pensione e parrocchiano di quella chiesa, segugio d’altri tempi, testardo quanto acuto, è il primo ad accorrere sulla scena del delitto. Un omicidio apparentemente inspiegabile, considerata la reputazione della vittima, persona tranquilla e riservata, dedita solo alla musica. Ma dietro a quell’immagine immacolata si cela ben altro. Rapporti ambigui che Goetz instaurava con i giovani allievi del coro, ferite mai sanate risalenti alla dittatura di Pinochet in Cile.

Un romanzo inquietante che, grazie all’atmosfera cupa e barocca, unisce terrore puro e suspense, ingredienti perfettamente orchestrati in uno spartito diabolico.

IL LIBRO DEL MESE

Il libro del mese: Mille contadini

Il libro che costituisce il consiglio di lettura di questo mese è una storia corale delle campagne, dalle lotte di ieri alle prospettive di oggi.

Mille contadini

MILLE CONTADINI

di Roberto Schellino

Editore: Ellin Selae

Pagine: 208

Prezzo: 16 euro

Quando si parla di contadini, bisogna capire di chi si parla. In primo luogo, contadino è colui che lavora direttamente la terra con le proprie braccia, e lo fa come attività principale. Può essere Continua a leggere “Il libro del mese: Mille contadini”

CULTURA E ATTUALITA'

In memoria di Calogero Farinella

Oggi, lunedì 15 giugno 2020, ricorre il 1° anniversario della morte di un grande letterato, Calogero Farinella. L’Associazione «Cultura&Musica San Torpete» e la «Fondazione Giorgio e Lilli Devoto», causa l’emergenza virus, sono state costrette a rimandare il concerto «Æternitatis Tempus», che i Maestri Andrea Basevi e Roberto Delle Piane composero per il suo 60° genetliaco e che fu eseguito, direttore Luca Franco Ferrari, il 16 marzo dell’anno scorso, tre mesi prima della sua morte improvvisa. Il concerto esige presenze perché la musica è ascolto fisico e sentimento, specie se «in memoria» di chi si è amato e stimato.
Il fratello di Calogero, don Paolo Farinella, prete in Genova e grande uomo di cultura e lettere, ha deciso di donare alla Biblioteca Giorgio e Lilli Devoto  della omonima Fondazione, la pregiata biblioteca del fratello Calogero, attinente storia della scienza, storia del pensiero politico, sociale, europeo, del Settecento, in particolare del Settecento genovese, letteratura, poesia, collaborazioni a enciclopedie, col CNR, musica con partiture inedite, cd, spartiti musicali, filmati di opere e manoscritti di biblioteche europee, raccolte di francobolli, ecc.

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La Biblioteca Giorgio e Lilli Devoto ha costituito il «Fondo Calogero Farinella» che si va ad aggiungere a quelli esistenti. Acquisito il nuovo fondo, la Fondazione ha deciso
l’importante passo di inserire l’intera Biblioteca Giorgio e Lilli Devoto nel sistema SNB (Servizio Nazionale Bibliotecario), rendendola così disponibile a studiosi e ricercatori, sia con accesso diretto, sia on-line.

IL LIBRO DEL MESE

Il libro del mese: La nausea

Questo mese consiglio un testo forse un poco più impegnativo ma di grande attualità. Una lettura a cui sono molto legato.

La nausea

LA NAUSEA 

Titolo originale: La nausée (1938)

di Jean-Paul Sartre

La nausea, pubblicato nel 1938, è la prima opera nella quale Jean-Paul Sartre riesce a esprimere appieno la sua posizione. Strutturato come il diario di un intellettuale – Antonio Roquentin – che vive in una città di provincia, il romanzo è un testo filosofico, o meglio è la trasposizione letteraria di una tesi filosofica. Il protagonista, Roquentin, non è qualcosa di assolutamente nuovo nella letteratura del Novecento, alle sue spalle c’è tutta una tipologia di eroi negativi contrassegnati dalla frattura tra coscienza e realtà, ma il merito dello scrittore parigino consiste nell’avere espresso questo atteggiamento con una sottigliezza di analisi capillare, nell’aver tradotto certe posizioni filosofiche in esperienza psicologica che si cala in un contesto reale molto preciso, ovvero i molteplici aspetti della provincia vissuta dal protagonista, i caffè, la passeggiata domenicale, i piccoli borghesi coi quali entra in contatto. Questa esperienza psicologia si configura come “nausea”, cioè, per citare G. Bartolomei, “smarrimento dell’uomo in una realtà priva di solidità, di ordine e di significato univoco… Esperienza della gratuità dell’esistente nel suo originario manifestarsi come tale senz’altra aggiunta“.

Se da un lato la nausea è scoperta del nulla e dell’assoluta gratuità dell’esistere dell’uomo, dall’altro è ansia di superamento di questa condizione e ricerca di motivazioni dell’esistere.

CULTURA E ATTUALITA'

È morto Luis Sepúlveda

Oggi, per il mondo letterario, è un giorno particolarmente triste. È morto, in un ospedale delle Asturie, il grandissimo scrittore cileno Luis Sepúlveda, ucciso dal coronavirus. Aveva 70 anni.

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Membro della Gioventù comunista fin dall’età di quindici anni, nel 1973 è entrato a far parte della Guardia personale di Salvator Allende. In seguito al colpo di stato di Pinochet viene incarcerato e torturato. Liberato grazie alle pressioni di Amnesty International, non ha mai smesso di opporsi al regime dittatoriale che opprimeva il suo popolo. Condannato all’ergastolo, viene scarcerato ancora una volta grazie alla mediazione di Amnesty International ma è costretto all’esilio. Trasferitosi dapprima in Ecuador, ha poi vissuto ad Amburgo e a Parigi prima di trasferirsi nelle Asturie.

Ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente nel 2017, in occasione del Salone del Libro di Torino. Ecologista, guerrigliero, indomito lottatore, era un personaggio di grande carisma, la cui attenzione è sempre stata rivolta verso i più deboli, verso quello che lui definiva “il Sud del mondo”. Tutti i suoi libri sono stati per me motivo di riflessione e crescita. Ricordo con particolare commozione Il mondo alla fine del mondo (1989), Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989), Un nome da torero (1994), Patagonia Express (1995), Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996), Diario di un killer sentimentale (1996), Incontro d’amore in un paese in guerra (1998), Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà (2015).

CULTURA E ATTUALITA'

Letteratura tra le due guerre: il dadaismo

#iorestoacasa e ne approfitto per ripassare un po’… oggi parliamo del dadaismo.

Nato a Zurigo dopo la fine della Prima guerra mondiale, il dadaismo è, fra le avanguardie storiche sorte fra le due guerre mondiali, l’esperienza  più effimera e il suo valore consiste soprattutto nella sua cosiddetta pars destruens, ossia nell’aver abbattuto con dissacrazione norme e valori tradizionali e nell’aver sgombrato il terreno per nuove esperienze letterarie e artistiche. Quando, nel 1924, il gruppo che gravitava intorno alla rivista Littérature – e che per qualche anno aveva collaborato con il poeta Tristan Tzara, corifeo del dadaismo – se ne stacca e dà vita al surrealismo, l’esperienza dadaista si può dire conclusa.

Dadaismo

Infine una curiosità sul significato del nome del movimento. Esso è indicativo: pare sia stato scelto aprendo a caso un dizionario tedesco-francese e prendendo la prima parola della pagina. La parola fu “dada”, che in francese è un vocabolo appartenente al linguaggio infantile, un balbettio senza senso che può  indicare qualsiasi oggetto.

recensioni

Le recensioni di Gianluigi Repetto: La pietà dell’acqua

Eccoci alla recensione di febbraio: Repetto ha letto per noi un giallo di Antonio Fusco, un autore che personalmente giudico sopravvalutato.

La pietà dell'acqua

LA PIETA’ DELL’ACQUA

di Antonio Fusco

Editore: Giunti 

Pagine: 208

Un discreto libro ma non libero.

Riprendo Antonio Fusco tra le mani dopo la mia precedente recensione negativa, non che ci tenessi particolarmente, l’altro libro mi aveva deluso, ma mi è stato regalato da un amico e mi pareva brutto non leggerlo. E poi c’è il discorso che l’autore è apprezzato da molti e volevo capirne il motivo.

Cominciamo col dire che questo libro è molto migliore del precedente, lo stile di scrittura è coinvolgente. La storia è pregna di avvenimenti e colpi di scena, non ci sono scene d’azione, ma questo rientra nello stile dell’autore e anche, un po’, nel classico thriller all’italiana. Questo libro si legge con la voglia di capire, di entrare nei dettagli, di accompagnare il commissario Casabona nelle indagini. Un altro pregio è la brevità: Fusco non allunga il brodo per aggiungere pagine piene di aria fritta, ma si concentra sulla storia. Anche il personaggio di Casabona è apprezzabile più di tanti suoi colleghi d’oltreoceano: ben lungi dall’essere un eroe che si getta solitario contro il Male o un angelo vendicatore o, ancor peggio, il martire che subisce le ferite delle nefandezze degli uomini, il protagonista è semplicemente un povero disgraziato come tutti noi che deve affrontare il suo lavoro combattendo contro una burocrazia cieca e autoreferenziale, colleghi carrieristi e problemi famigliari senza per questo ubriacarsi ogni dieci pagine.

Passiamo a ciò che non mi è piaciuto. La storia è forzata, si nota che l’autore ha scritto il libro per dare un messaggio o per un bisogno suo proprio (si intuisce nella dedica), i moventi sono più sentiti dall’autore che reali o verosimili. Casabona grazie a “illuminazioni” riesce a risolvere due piccoli misteri che, francamente, il lettore risolve già alla riga dopo averli letti tanto sono banali. Come ho scritto nell’altra recensione sembra che al libro non sia stato fatto un buon editing, in questo caso sui dialoghi che risultano troppo spesso retorici e innaturali. Anche qui ci sono delle spiegazioni di troppo, ad esempio il tecnico della scientifica che spiega al commissario alcuni particolari che sono decisamente superflui per chi ha seguito un corso di studi per diventare dirigente della Polizia di Stato, secondo me, se ci sono dei termini specifici (ma reali e corretti), non vanno spiegati al lettore (soprattutto se sono usati tra personaggi che si dà per scontato che usino lo stesso gergo professionale), il quale, se vuole, se li va a cercare sul vocabolario. Arrivo a una cosa che proprio non mi va giù: perché quando il protagonista di un libro incontra una bella donna  deve per forza averci una storia di sesso? Io chiedo a quanti di voi (di noi) è successo? Quante volte abbiamo collaborato con colleghe piacenti o siamo andati in trasferta di lavoro dove abbiamo incontrato una bella donna (o uomo dipendentemente dai casi) e la sera stessa abbiamo passato una notte di sesso appassionato e sempre superlativo? Spero per voi che vi capiti ogni volta, ma a me e a tutti quelli che conosco non succede mai, forse il buon Fusco vuole concedere una soddisfazione a se stesso e ai suoi lettori permettendo almeno a Casabona la realizzazione di un sogno ancestrale dell’uomo. Mi sembra un mezzuccio, un ammiccamento al lettore, un cliché superato ed evitabile.

Questo libro si può leggere.

repetto1 Voto 6/7 su 10, valutazione del tutto personale.

EDITORIA E DINTORNI

Legge sulla Lettura: ecco cosa cambia

libri 3Dopo che a luglio scorso la proposta di legge sulla promozione e il sostegno alla lettura era stata approvata dalla Camera, finalmente anche il Senato ha dato il suo benestare. Ora, dopo mesi di estenuanti dibattiti tra le forze politiche, la proposta è diventata legge e comporterà molti cambiamenti nelle librerie. Ecco cosa cambia:

  • Basta con gli sconti pazzi: gli sconti passeranno da un tetto massimo del 15% a un tetto massimo del 5%, sia per le librerie fisiche per gli e-commerce. Le librerie potranno organizzare, una volta l’anno, sconti fino a un massimo di 15%, mentre per gli editori lo sconto massimo che potranno stabilire sulle proprie collane sarà  del 20% anziché del 25%;
  • Iniziative commerciali vietate: si è stabilito di abolire proposte commerciali che abbiano uno sconto superiore al 5% anche nel caso in cui prevedano buoni spesa per il successivo acquisto di libri;
  • Carta della cultura: viene introdotta una carta di spesa, con un tetto massimo di 100 euro per i nuclei familiari meno abbienti, allo scopo di consentire a tutti di acquistare libri, anche in formato digitale;
  • Capitale italiana del libro: ogni anno, a partire dal 2020, verrà designata una capitale del libro, ossia una città che verrà selezionata dal Consiglio dei ministri in base ai progetti presentati;
  • L’articolo 3 della legge è dedicato ai cosiddetti “Patti locali per la lettura”, intesi “a coinvolgere
  •  le biblioteche e altri soggetti pubblici, in particolare le scuole, nonché soggetti privati operanti sul territorio interessati alla promozione della lettura”. Nella legge si parla anche di promozione della lettura nelle scuole: in questo caso viene stanziata la spesa di 1 milione di euro per il 2020 e per il 2021.
  • Tax credit per le librerie: viene aumentato di 3 milioni e 250 mila euro il credito di imposta di cui possono usufruire le attività commerciali che operano nel settore dei libri.
  • Con la nuova legge è stato istituito il Fondo per l’attuazione del Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura, con una dotazione di 4 milioni e 350 mila euro annui a decorrere da quest’anno.

EDITORIA E DINTORNI

Il diritto di abbandonare la lettura di un libro

Articolo di Gianluigi Repetto

Tempo fa lessi un decalogo in cui erano elencati una serie di “diritti” del lettore, li trovai divertenti e corretti. Uno in particolare mi colpì: il diritto di abbandonare un libro che non piace. Non credo che un romanzo possa migliorare se già dall’inizio non mi piace.

Già molto tempo prima di sapere di essere depositario di questo diritto io lo avevo applicato e mi ha fatto piacere sapere che ho sempre agito entro i limiti della “legge”.

Se un libro non piace, se annoia, se è al di sotto delle aspettative, se non si capisce cosa vuole dire il lettore ha il diritto (a volte il dovere) di abbandonarne la lettura. Io aggiungo che in alcuni casi è anche nostro diritto fare pubblicità negativa (soprattutto quando detto libro è pompato dai media), in fin dei conti è un prodotto che abbiamo acquistato e pagato e, come nel caso di un elettrodomestico difettoso, possiamo e dobbiamo esigere un rimborso. Vorrei stilare un breve elenco dei libri di cui ho abbandonato la lettura perché non mi sembra corretto né etico scriverne una recensione, purtroppo di molti ne ho dimenticato il titolo e l’autore però mi ricordo il motivo della rinuncia.

repetto2Tra i libri di cui ho obliato il titolo il caso più clamoroso è un romanzo di un giornalista operante in Piemonte che incontrai durante un evento da me organizzato e presentato; all’inizio della serata si avvicinò un signore distinto che mi chiese il permesso di presentare il romanzo di un suo caro amico, lì presente, eminente professionista della penna. Io naturalmente acconsentii e come ringraziamento me ne regalò una copia. Il giorno dopo mi accinsi a leggere mi trovai di fronte un libro autopubblicato (probabilmente presso una tipografia) in cui tra segni di neopunteggiatura, in cui spiccavano numerosi due punti, non “:” ma “..” di cui non ho capito l’interpretazione, vi era dipanata una storia incoerente e vaneggiante su un bosco popolato da spiriti. C’erano degli evidenti spostamenti eseguiti con maldestri copia-incolla che alteravano la disposizione logica delle frasi e di interi paragrafi conditi da strafalcioni sintattici. Ne lessi una trentina di pagine perché, sinceramente, l’idea del bosco infestato mi piaceva ma lo dovetti abbandonare perché non si riusciva veramente a capirne il senso.

Un altro giornalista mi regalò il suo libro, in questo caso era un giornalista sportivo veneto che, giunto all’età della saggezza, pensò di lasciare ai posteri la summa dei suoi pensieri, infatti nel titolo mi ricordo che era presente questa parola (forse “pensieri in libertà” o una cosa simile). Generalmente mi piacciono i racconti personali di una vita ma in questo caso erano di un livello di noia e di banalità che rischiavano di farmi cadere in coma profondo, l’unica cosa non negativa era l’italiano formalmente corretto. In questo caso non superai il secondo racconto.

downloadTra i libri famosi a cui riconosco un certo valore, ma che non riesco proprio a leggere spicca Il piccolo principe. Non sapete quante volte l’ho preso in mano con la più seria intenzione di arrivare alla fine ma, purtroppo, non ce l’ho mai fatta. È più forte di me ma ad un certo punto comincio a divagare e puntualmente lo lascio da parte. Non lo capisco, non mi prende, mi annoia, non ci trovo niente di bello o poetico (non sono mai riuscito a capire la poesia), è troppo irreale. Non ce la faccio proprio.

Abbandonai dopo circa un terzo del romanzo un falso thriller falsamente storico sui templari che era un guazzabuglio di errori storici, di cavalieri machissimi ma sensibili, di donne che erano costantemente pervase da calore delle loro parti più intime pronte a provare piaceri estatici.

Molti altri erano saggi privi di basi scientifiche e di basso tenore culturale, libri sulla spiritualità adatti a frequentatori di maghi e fattucchiere; alcune biografie (spunta tra tutte I miei primi quarant’anni) i cui fatti riportati erano talmente lontani dai miei interessi che neanche la noia da ombrellone o da barbiere mi avrebbe aiutato nella lettura.

Alcuni erano bestsellers osannati dal pubblico e dalla critica, mi ricordo Va dove ti porta il cuore, in cui il continuo lamento di una instabile sciocca mi portò allo stremo prima della metà del libro, e Tre metri sopra il cielo, che chiusi alla fine della prima pagina (penso che sia un qualche tipo di record).

Ultimamente ho abbandonato al suo destino “Si chiama Andrea” anche se mi è stato assicurato che alla fine del libro si riesce finalmente a capire la storia, io non avevo nessuna voglia di soffrire per tutto il percorso e godere solamente delle ultime pagine lette.

Secondo me la lettura serve per divertire, deve essere un piacere e non conta se dà soddisfazione leggere thriller, distopici, romance, saggi, saghe famigliari o istruzioni per l’uso l’importante è che piaccia a chi legge. E non sono neanche del tutto sicuro che bisogna leggere per aumentare la propria cultura, saggezza o consapevolezza, mi dà l’idea di barboso e la brutta sensazione di un qualcosa di elitario, che serva soprattutto per sentirsi superiori a quelli che non amano leggere.

Con gli anni ho capito che è meglio dubitare dei vincitori di “Streghe” e “Campielli”, di titoli molto pompati, di scrittori molto giovani o di quelli che al tramonto di una qualche professione che gli ha portato una grossa visibilità mediatica decidono di donare al mondo la loro storia. Mi sono avvalso per tutta la vita, e continuerò a farlo, del diritto di abbandonare un libro perché se non prende vuol dire che non mi piace, perché non ho niente da dimostrare a nessuno, perché non ho timore reverenziale nei confronti di nessuno, perché un libro è un piacere e se non è bello che piacere c’è, perché non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace e, soprattutto, la vita è troppo tragicamente breve.